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quale si innesta una retta, sono identiche ad un nòto segno alfabetico fenicio, e costituirebbero un riscontro storico assai importante, se non si verificasse, come si è detto, una transizione graduata fra le dette figure e le rozze, ma evidenti, immagini di bovi tanto comuni nella Valle di Fontanalba e in quella delle Meraviglie.
L’ autore precitato accenna ad alcuni segni da lui rinvenuti colassù, che furono spesso tracciati dai popoli preistorici, per esempio dagli edificatori dei dolmen, segni pur compresi negli alfabeti cretese, libico, etrusco, paleogreco. Soggiunge che altri da lui raccolti sono simili a numeri primitivi, ma non inclina ad attribuir loro questo significato, perchè compariscono solo per eccezione.
Lissauer attribuisce i segni da noi descritti agli Iberi, ciò principalmente a motivo dei tipi cui si riferiscono alcune delle armi rappresentate, e soggiunge che dodici o tredici secoli prima dell’era volgare questo popolo frequentava per scopi commerciali una via (la via Erculea), la quale poneva in relazione la Spagna orientale col Piemonte per Antibo, Nizza, Villafranca, la Turbia, attraversando lo spartiacque, secondo ogni verosimiglianza, al passo di Tenda. Senonchè, per generale consenso dei paletnologi italiani, gli Iberi e i Liguri appartenevano ad una medesima stirpe, ia quale, con caratteri antropologici ed etnografici comuni, avrebbe occupato il territorio compreso fra la penisola Pirenaica e la Valle del Po, come pure gran parte della penisola Italiana, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. Se si vogliono autori delle incisioni rupestri gli Iberici così stretti parenti dei Liguri, perchè, non si attribuiranno invece a questi ultimi?
Comunque sia l’ipotesi alla quale accenno merita di essere tenuta in molta considerazione.
Presso l’antichità classica sì riferivano gli abitanti di un dato territorio o paese ad un popolo o all’altro, sulla