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colori, allora emergenti dalle tetre foreste onde erano vestiti i suoi fianchi, dovevano fissar l’attenzione ed eccitar la fantasia di gente semplice e superstiziosa. Tali rupi apparivano probabilmente più liscie alcune migliaia di anni addietro che non al presente, avverte Bicknell, ed era forse meno sviluppata la cotica di muschi e licheni, che ora aderisce alle parti di esse più profondamente alterate dagli agenti esterni.
Gli odierni pellegrinaggi religiosi e civili, pei quali una moltitudine di persone di ogni ceto e di ogni età conviene periodicamente, da lontani paesi, in certi punti venerati, perchè si connettono ad avvenimenti memorabili, od anche a tradizioni o a miti, e lascia tracce della sua visita con inscrizioni o segni particolari, come pure con ex-voto, tributi, offerte di vario genere, ci forniscono plausibile spiegazione del fenomeno che qui consideriamo.
In altre parole, le figure incise erano in certo modo ricordi e segni di un culto remoto, offerte votive, invocazioni a potenze invisibili, benefiche o maligne, espressione di desideri relativi alla prosperità e sicurezza della tribù o di singoli individui, alla conservazione degli armenti, alla abbondanza dei raccolti, al buon successo delle imprese venatorie o guerresche. Si tratta, soggiunge il nostro autore, di invocazioni, le quali, per coloro che le incidevano nella viva pietra, dovevano essere valide non solo nel presente, ma anche nel lontano avvenire.
Le figure cornute in molti casi, come si è già detto, significavano indubbiamente bovi, ma in altri avevano forse significato analogo a quello che anche ai dì nostri si attribuisce alle corna, quali talismani atti ad allontanare il mal’ occhio o la jettatura. Cosi si spiegherebbe, secondo Bicknell, immenso numero di emblemi cornuti incisi in quelle alpestri regioni. D’altra parte, le figure che consistono in una semicirconferenza, inferiormente alla