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Mader non reputa probabile, come crede taluno dei suoi predecessori, che i segni e figure di cui ci siamo occupati sieno dovuti ai Fenici, i quali coltivavano forse la miniera di Vallauria, non per estrarne piombo, di cui facevano poco o niun conto, ma argento, rame e zinco 1.
Sarebbero documenti di molto valore, a prò di certe affermazioni ed ipotesi, gli antichi manufatti rinvenuti, secondo Celesia, in questa miniera; ma, disgraziatamente, non furono veduti da alcuna autorità competente.
Non mancano autori che ravvisano tracce di una influenza fenicia anche nelle immagini scolpite sui monumenti megalitici, massime su quelli situati alle foci dei fiumi e in riva al mare, e ciò non solo in Europa, ma nel Nuovo Continente. Infatti Levistre, nell’ illustrare i geroglifici della Pierre du Petit-Mond (Morbihan) e dei megaliti di S. Luis in Bolivia e di Dighton-Rock, nel Massachusetts, come pure*Ouffroy de Thoron, nel suo opuscolo Les Phéniciens à l' Ile d' Haiti, sostengono questa tesi, la quale, malgrado il ripetersi in punti fra loro tanto lontani di alcuni motivi caratteristici, mi pare assai ardita per non dire arrischiata.
Molon stima che le nostre incisioni rupestri sieno saggi di scrittura lasciati da popoli aborigeni allo scorcio dell’età della pietra e quando già cominciava a diffondersi la cognizione dei metalli ; e sarebbe ipotesi verosimile se l’arte degli aborigeni, quale si palesa nei più antichi manufatti, in parte coevi con quelli delle caverne, non fosse improntata a caratteri assai diversi.
Le rarissime immagini d’uomini o d’animali, modellate in terra cotta dagli antichi Liguri, non offrono alcuna analogia colle figure incise nella Valle di Fontanalba. Simil
- ↑ Egli non nega però che possono aver esercitato qualche influenza sugli autori delle incisioni.