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Rossi, e risalgono al paleolitico; di rado ne furono trovate all’aperto nelle nostre provincie. Provengono dalle medesime stazioni e risalgono alla medesima età cuspidi assai rozze ad una o due alette, che sembrano abbozzi di manufatti neolitici.

Fra le punte di freccia destituite di alette e di peduncolo, ve ne ha una, raccolta a Santa Giustina (tav. I, fig. 7) che presenta la forma di una lamina triangolare isoscele, acutissima, assottigliata e arrotondata alla base. Una delle sue facce è piana, l’altra convessa; i margini sono ritoccati dalle due parti. La pietra di cui è fatta questa cuspide è di color violaceo screziato di bigio e sembra un diaspro. Altra punta poco diversa, fatta di piromaca bruna, fu trovata nel territorio che intercede tra Sassello e Ponzone e differisce dalla precedente perchè scheggiata sulle due facce; inoltre, è terminata in punta ottusa e non troncata alla base. Un esemplare consimile, ma colla base un po’ troncata, figura tra gli oggetti rinvenuti da don Perrando nella grotta della Matta. La punta che porta il numero 574, nel Museo di Genova, e proviene da Sassello, si distingue da quella ora citata perchè verso la base si assottiglia grado grado, in guisa da foggiarsi quasi a peduncolo.

Notevole la cuspide a foglia di sambuco (neolitica), qui appresso rappresentata (fig. 5), raccolta in una caverna dei pressi di Toirano.

In una punta di diaspro bigio venato di bruno, rinvenuta a Santa Giustina e conservata nella collezione del Museo di Genova al n.° 564 (tav. I, fig. 5), i margini sono curvilinei, convergenti ad una estremità acuminata; presso la base, che è troncata, si osservano due intaccature, o meglio smarginature, destinate a fissar la selce alla sua asta. Sopra una delle due facce si vedono tre grandi scheggiature e ritocchi marginali; sull’altra, una superficie pianeggiante e piccole scheggiature periferiche. Lunghezza mm. 41; larghezza 22.