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molti anni innanzi nella grotta a farvi incetta d’ossa, di cui si servivano per ingrassare le loro terre. Da ciò emerge l'interpretazione più probabile e più logica degli avanzi così dispersi.
Queste ossa sono fragili, leggere e biancastre, come se avessero subito l’azione del fuoco, e presentano scalfitture ed intaccature, che sembrano assai antiche, le quali in parte furono prodotte da zanne di carnivori, in parte da arnesi taglienti. Si presentano alla mente varie spiegazioni di tali circostanze; ma preferisco astenermi dall’emettere giudizi in cui la fantasia avrebbe parte troppo larga. Ad ogni modo, credo che non si tratti di avanzi d’antropofagia, prima di tutto, perchè le ossa umane non sono spezzate nel senso della lunghezza, come quelle degli erbivori, in secondo luogo, perchè i segni di cottura, comuni con quasi tutti gli scheletri umani della grotta, furono forse prodotti da fuoco acceso sulle tombe, mentre i cadaveri erano sepolti a fior di terra.
La prima tomba intatta fu scoperta, come dissi, nel 1874, allorché iniziai nuove ricerche nella caverna, in compagnia dei signori Brooke e Brown. Lo scheletro cui dava ricetto si trovò alla profondità di m. 1.60, nella camera orientale, presso a poco alla parte media di essa, col capo poco discosto da un voluminoso masso caduto dalla vòlta e coi piedi rivolti verso il mare. Esso giaceva obliquamente rispetto al piano della caverna; aveva cioè il capo più alto dei piedi. Degli arti anteriori, uno era collocato sotto il capo e l’altro disteso; i posteriori si trovarono un po’ piegati. Le ossa erano perfettamente difese da alcuni lastroni di calcare disposti sotto, sopra e ai due lati, a guisa di incassatura. Sotto i lastroni inferiori, a qualche centimetro di profondità, v’era come un letto di terra biancastra; alil'estremità corrispondente al capo e intorno ad esso, per 15 o 20 cm., si sovrapponeva alla