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Nella maggiore di esse, si osservano impigliate nella crosta di stalagmite che costituisce il suolo, ossa d’erbivori spezzate e rose, abbandonate probabilmente da qualche fiera. La più remota della serie è una vasta galleria ascendente, ed ha per suolo uno strato di escrementi di chirotteri, entro al quale raccolsi alcuni cocci di stoviglie non tornite, di fattura preistorica. In tutte queste cavità superiori alla principale non furono trovati da me né da altri, oggetti degni di nota, tranne le ossa e i cocci precitati. Piccoli scavi eseguiti nelle medesime rimasero affatto sterili.

Nella propaggine, la cui scoperta si deve al dottor Wall, questi trovò da principio, verso ponente, i resti di un focolare, con molta cenere, numerosi cocci, ossa di ruminanti, e di suini, conchiglie interne di seppie, spine e vertebre di pesce, ecc.; più innanzi, in una concavità della roccia sotto un piccolo stillicidio, che egli reputa r ultimo residuo di una antica sorgente inaridita, raccolse frammenti di stoviglie, verosimilmente vasi da acqua. Poco lunge, Wall disseppellì 70 articoli di monile, in forma di cilindretti faccettati e forati, che egli crede ricavati da denti d’orso, parecchi coltellini di selce ed una sorta di lampada di terra cotta. Fra tutti questi residui un solo osso umano, un omero, se ho ben inteso, il quale, essendo spezzato e coperto di erosioni artificiali e tracce di cottura, attesterebbe, secondo il raccoglitore, il cannibalismo degli antichi cavernicoli.

Il dottor Wall lasciò interrotte le sue ricerche nella primavera del 1883, e, poco appresso, gli scavi abbandonati furono ripresi nel medesimo punto dal sacerdote Nicolò Morelli, il quale, asportati alcuni strati di terriccio ancora vergini, nella parte estrema della cavità nuovamente scoperta, raccolse ancora svariati manufatti di pietra, d'ossa e di terra cotta, che descriverò in seguito.