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Al principio del 1874, i signori Yeats Brown Montagu e Victor Brooke, il primo console, di S. M. britannica in Genova, il secondo zoologo ed autore di alcune monografie intorno ai ruminanti, mi esibirono di accompagnarli in una escursione che avevano in animo di fare nella Liguria occidentale, affine di visitare alcune grotte di quel territorio e, presentandosene l’opportunità, per eseguire qualche scavo nelle medesime. Io accettai di buon grado l’invito, e proposi che le nostre indagini avessero a cominciare dalla caverna delle Arene Candide, nella quale le prime raccolte legittimavano la speranza che si avesse a trovare assai di più in seguito, mediante scavi ben diretti e sufficientemente profondi. Detto fatto, ci recammo a Finalmarina e di là alle Arene Candide, ed appena posto piede nella grotta si principiarono gli scavi. A 40 o 50 centimetri di profondità, nel suolo della caverna, si trovarono subito le tracce di un focolare; cioè: pietre annerite dal fuoco, ceneri, carboni, cocci di rozze stoviglie, ossa di mammiferi e particolarmente di ruminanti, per lo più cotte ed infrante, ed anche alcune ossa foggiate a punteruoli. Ad un metro e 60 cm., tolti alcuni lastroni di calcare, che avevano opposto improvvisa resistenza allo scavo, si mise allo scoperto l’estremità superiore d’una tibia umana, poi un femore, un bacino, una colonna vertebrale, in breve, uno scheletro umano completo, accanto al quale giacevano un corno di cervo, vari pezzi d’ocra, un’accetta di pietra ed altri oggetti che a tempo debito saranno enumerati e descritti.

Costretto da urgenti motivi ad abbandonare l’impresa così felicemente iniziata, l’esplorazione continuò per due giorni ancora, per opera de’ miei compagni, e ne risultò il ritrovamento di vari altri manufatti e di uno scheletro di bambino.

Poco dopo, don Perrando fece altre due visite alle Arene Candide e, ripigliando le interrotte ricerche, riuscì