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rietà e la bellezza dei suoi aspetti, che eravamo desiderosi di ammirare tali meraviglie. Ci assicurammo di poi che la voce popolare aveva esagerati i meriti del sotterraneo; ma dal punto di vista paletnologico, esso doveva superare di gran lunga la nostra aspettativa.

Perlustrata la grotta in ogni sua parte, iniziammo alcuni scavi in vari punti della cavità maggiore e più esterna di essa, perchè ivi il suolo, essendo costituito da un potente deposito di terriccio, sembrava più propizio alle nostre indagini. Da uno solo, praticato a circa m. 1.20 nella camera occidentale, si ottennero per allora oggetti degni di nota, cioè: 4 punteruoli d’osso, frammenti di vasi, conchiglie, ossa di mammiferi infrante ed ossa umane 1.

Nell’agosto dello stesso anno ritornai alla Arene Candide in compagnia del Prof. Giovanni Ramorino e proseguimmo insieme gli scavi già iniziati, ma con poco successo. Non trovammo infatti, oltre ai cocci e alle solite ossa di animali, che un pezzo di pomice lavorata ed altri oggetti di poco momento.

Delle ricerche eseguite in queste due gite presentai una breve relazione alla Società italiana di Scienze naturali, nella sua riunione straordinaria tenuta a Biella dal 3 al 6 settembre 1864, sotto la presidenza di Quintino Sella.

Tre anni dopo, nell’esporre d’innanzi al Congresso internazionale d’Antropologia e d’Archeologia preistoriche, riunito in Parigi, la storia succinta delle indagini paletnologiche eseguite in Liguria, tornai per poco sullo stesso argomento, recando ulteriori notizie sui caratteri osteologici degli avanzi umani da me scoperti. La caverna fu poscia visitata da don Perrando, ma con esito mediocre.

  1. Nella figura 95 i punti ove trovai le prime ossa umane isolate sono indicati con alcune lineette.