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tura situata all’estremità orientale, per poi depositarsi, mista ad avanzi di pasti e a residui di focolari abbandonati dall'uomo. La terra di color chiaro e le pietre non sono che materiali caduti dalla volta e prodotti dalla degradazione meteorica, accumulatisi nei lunghi intervalli di tempo durante i quali la grotta rimase disabitata.

Alla estremità occidentale della cavità, siccome la volta è umida e la roccia è resa più dura e meno alterabile, per effetto di stillicidi calcariferi, non potevano originarsi materiali frammentari e polverosi, invece di letti detritici, si formarono alcuni sepimenti stalattitici.

In un piccolo tratto della parte media, di contro alla parete settentrionale, il deposito calcarifero, assai copioso,si concretò in una breccia, quasi destituita di stratificazione, i cui elementi principali sono: ceneri, minuzzoli di carbone, frammenti d’ossa e cocci di rozze stoviglie. È presumibile che ivi, originariamente, fossero collocati alcuni focolari. Di altri si trovarono poi evidenti tracce nel terriccio sciolto e stratificato che occupava la camera orientale.

Gli straterelli ricchi di cenere e carbone, fra i letti stalattitici o fra i letti di terra bianca, accennano ad altrettante epoche nelle quali il sotterraneo servì di domicilio all’uomo, e sono, per così dire, altrettanti suoli successivamente sepolti da cause naturali.

Storia delle ricerche eseguite nella Caverna. — Visitai per la prima volta la grotta nel mese di giugno del 1864, in compagnia del professor Adolfo Perez di Nizza e di mio fratello Alberto. Il primo, buon conoscitore della nostra geologia, aveva scoperto, nelle spelonche dei Balzi Rossi, tra Mentone e Ventimiglia, copiosi manufatti litici ed altre preziose reliquie dei tempi trascorsi, e sperava che le nostre ricerche sarebbero pur riuscite proficue alle Arene Candide. D’altra parte, si magnificava a tal segno l’estensione della grotta, si vantavano siffattamente la va-