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D’altra parte, le recenti indagini tendono a ridurre sempre più il campo dell’era del bronzo e legittimano il supposto, che in molti luoghi l’uomo sia passato senza transizione dall’uso della pietra a quello del ferro. Intanto, quando anche si respingano le conclusioni che ammettono la scoperta di selci scheggiate dall’uomo in formazioni plioceniche o mioceniche, non è men vero che l’età della pietra abbracci uno spazio di tempo incomparabilmente più lungo delle due successive, e risalga, anche secondo i più moderati apprezzamenti, fino ai primi tempi dell’era quaternaria.
Questi riflessi giustificano la proposta di Paolo Lioy, il quale vorrebbe abolite le denominazioni di età della pietra, del bronzo e del ferro, e adottate invece quelle di litoplidi, calcoplidi, sideroplidi (armati di pietra, di rame, di ferro), applicabili agli uomini e non ai tempi. Tuttavolta, il criterio delle tre epoche preistoriche, anzi delle quattro, ammettendo la divisione dell’età della pietra in neolitica e paleolitica, quantunque insufficiente, riuscì di gran giovamento quando fu applicato con prudenza, tenendo sempre conto delle condizioni locali. Fa d’uopo che nelle determinazioni cronologiche dei depositi contenenti vestigia umane, lo studio degli avanzi organici e principalmente delle ossa di vertebrati proceda di pari passo con quello dei manufatti; fa d’uopo eziandio, che s’introducano ulteriori suddivisioni nella prima età litica, la cui ampiezza non è proporzionata a quella delle età successive.
L’ordinamento di de Mortillet è difettoso in ciò che si fonda sui caratteri differenziali di alcune stazioni arbitrariamente ritenute tipiche, mentre esse son tali solo dal punto di vista della paletnologia francese; in secondo luogo, perchè non è dimostrato che i termini di siffatto ordinamento sieno tutti periodi successivi, e non, in parte, facies verificatesi contemporaneamente in punti diversi.