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terra thunderbots, in Danimarca tonderkiler, in Germania Donnerkeile o Thorskeile in Olanda donderbeiteh, in Portogallo corrisco. Sono conosciute sotto nomi che alludono ad analogo significato nell’Affrica settentrionale e media, nella Cina, nel Giappone, nell’alta Birmania e in altre regioni asiatiche.

I nostri terrazzani, in ispecie i montanari, sono persuasi altresì, che le azze litiche abbiano il potere di allontanare il fulmine, per la qual cosa le conservano preziosamente nelle loro case1. In Liguria e in Piemonte pretendono, inoltre, di sperimentare la virtù di queste pietre, avvolgendo intorno ad esse alquanto filo e ponendole sulla brace, che le vere pietre del fulmine (prie du trun le dicono nel Genovesato) non consentono la combustione del filo.

Le punte di freccia e le accette litiche si conservano ancora preziosamente in molte parti d’Italia, specialmente nel mezzogiorno (nelle provincie d’Aquila e di Chieti) come talismani; alcune di esse, montate in argento e munite di un anellino, o semplicemente forate, si tengono appese al collo. Molti di questi oggetti, riferisce Bellucci, furono cosparsi d’olio allo scopo di esaltare la virtù protettrice attribuita all’amuleto, assai diversa secondo i luoghi. La pratica di tali unzioni, alla quale allude Teofrasto, è antichissima; tuttavolta persisteva ancora in Norvegia alla fine del XVII secolo e vive oggi stesso presso le Isole della Società2.

Colini cita il fatto di una accetta di pietra verde rinvenuta sul petto di una donna sepolta nella chiesa di Santa Lucia a Siracusa3.

D’altronde l’uso di utensili litici limitato ad alcuni casi speciali vige ancora in paesi semibarbari od anche civili.

  1. De Rossi M. S., Op. cit.
  2. Bellucci G., Il feticismo primitivo in Italia, Perugia, 1907.
  3. Tombe eneolitiche del Viterbese, Bull. di Paletn. ital., 1903.