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PARTE PRIMA
I. — ETÀ PREISTORICHE IN GENERALE
È ormai risaputo che in ogni paese della terra, prima di conoscere i metalli, l’uomo fece uso delle pietre più dure e tenaci per fabbricarne armi ed utensili. Siffatto costume risale, presso i popoli che godono di più antica civiltà, a tempi si remoti che se ne perdette quasi sempre la memoria.
Le ascie e le cuspidi litiche non erano ignote, a quanto pare, alla Grecia e all’Italia, durante l’antichità classica; ma gli accenni che ne furono fatti dagli scrittori, fra i quali Porfirio, Plinio, Svetonio, si prestano a dubbie interpretazioni 1.
Michele Mercati da San Miniato, morto nel 1593, si occupò degli antichi manufatti di pietra che si trovano sparsi qua e là a fior di terra e ravvisò la vera natura di certe accette di pietra levigata, considerandole come rozzi utensili adoperati da gente che ignorava l’uso dei metalli; cosi nella sua Metallotheca Vaticana, pubblicata nel 1717 a spese di Clemente XI. Ma lo stesso Mercati non andò immune, rispetto alle punte di freccia, dal pregiudizio comune che ne attribuiva la formazione al fulmine.
- ↑ Si veda in proposito la memoria di Baudoin e Bonnemère « [Les haches polies dans l’histoire] », nel periodico « Bull. et Mém. de la Société d’Anthrop. de Paris », 5e série, vol. V, fasc. 5°. Paris, 1904.