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ampie e profonde, ben maggiori della Magra e del Varo d’oggidì.

Crebbero indi, poco a poco, le pioggie, i venti, le nevi; l’inverno si fece piò lungo e più rigoroso, talché le cime dei monti e le valli più elevate si vestirono di candido ammanto, non più temporario, come per lo passato, ma perenne, d’onde si fece vieppiù attiva la condensazione dei vapori atmosferici. Già nelle zone più elevate la neve si concreta in gelo, già nelle vallate incomincia il lento progresso dei ghiacciai e questi si avanzano lenti lenti, ma irresistibili; colmano le depressioni, circondano o soverchiano gli ostacoli, invadono il piano, spingendo dinanzi a sé e riversando ai lati cumuli dì detriti e di massi, macerie di monti distrutti. La valle d’Aosta fino a Caluso, la valle di Susa fino ad Avigliana, Collegno e Pianezza, il Lago Maggiore fino ai colli d’Arona, Gattico, Sesto Calende, i laghi di Como, di Varese, di Lugano, d’Iseo, di Garda sono divenuti altrettanti fiumi rappresi. Coll’avanzarsi dell’ingente massa agghiacciata, intristisce l’antica vegetazione; una nuova flora meno rigogliosa, ma più appropriata alle nuovo condizioni climatologiche, la sostituisce. Sono estinti i rappresentanti della fauna pliocenica e della quaternaria dei primi tempi; non più mastodonti, non più elefanti meridionali, non più ippopotami.

Comparisce per la prima volta nella gelida valle l’elefante dal tolto vello, col suo fido compagno il rinoceronte lanoso, il quale, pel doppio corno ond’è munito e per la testa allungata, ricorda il rinoceronte capense1. Nelle selve di larici e d’abeti si



  1. L'Elephas primigenius fu rinvenuto nelle alluvioni quaternarie della valle Nervia e nel Nizzardo; del Rhinoceros