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poi, cresciuta la profondità, marne azzurrognole nodulose o scistose, con scarsi organismi che sono precipuamente pteropodi e specie proprie agli abissi marini (langhiano).
Senonché, trascorrono molti secoli ancora sulle ali del tempo e si inizia nell’Alta Italia e in ispecie intorno all’arcipelago ligure-piemontese una nuova fase d’emersione. Collo scemare della profondità, col ristringersi dei canali e dei golfi, tornano a brulicare infinite creature viventi, massime nel Finalese e, lungo l’attuale valle della Scrivia, a Serravalle e a Stazzano, poi, col progressivo sollevarsi del fondo, anche nel Tortonese, (tortoniano, elveziano) per cui il suolo di quel territorio rimarrà cosparso di avanzi marini, fecondo materiale di futuri viventi.
Frattanto, si accumuleranno in piccoli estuari copiosi detriti vegetali, d’onde nuovi bandii di lignite. Fino a quel punto il Golfo Adriatico, già delineato, comunicava liberamente col Tirreno, mediante un ampio braccio di mare che occupava la valle del Po, il territorio d’Acqui, le Langhe e parte del Savonese. Colla progressiva emersione dei rilievi apennini, la comunicazione si fa più angusta e infine si chiude per sempre (messiniano).
Nel movimento ascendente si prosciugano, frattanto seni e golfi, e lungo i litorali bassi e pianeggianti rimangono divisi dal mare piccoli laghi d’acqua salsa, in cui l’evaporazione darà luogo ad un deposito di materiali saliferi e gessosi. In Sicilia e in Romagna si formeranno simultaneamente, ma coi concorso di acque minerali solfuree, i giacimenti di solfo, oggetto, ai nostri giorni, di cospicua industria estrattiva. Ha termine così l’epoca miocenica e, colla successiva, le terre subiscono una nuova depressione, in conseguenza