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trazione molecolare, gli arnioni di pirite di Libiola, Colle d’Arena, le Cascine, e quelli di manganese ossidato di Cassagna, Gambatesa ccc.

Poco dopo, nel Vicentino e nel Padovano si ridestava il vulcanismo, propriamente detto, da lungo tempo sopito in Italia. Con alterna vece sorgevano dal mare, tra fumo e fiamme, coni di tufo e dì trachite, e andavano distrutti dalla violenza delle onde, mentre da altre bocche ignivome erompeva il basalto incandescente e si distendeva sul fondo. Innumerevoli animali marini trovavano così morte improvvisa in seno allo acque, divenute calde o deleterie. Forse allora, forse più tardi, non saprei decidere, si accese anche in Liguria la sinistra lampana dei vulcani. Di contro a Monaco un cratere, ora sommerso, scagliò lapilli e massi di trachite, i cui residui si vedono ancora sui Capi Mala e d’Aglio. Perché non si spalanca di nuovo quel cratere e non seppellisce sotto il fuoco e le ceneri il tempio del vizio, causa di tanta jattura in Liguria, il quale, rilucente d’ori e di marmi, sorge orgogliosamente sulla vicina pendice?

Il nostro suolo, travagliato dall’attività endogena, attraversò in quel tempo una fase di violente agitazioni che si manifestarono con avvallamenti e sollevamenti, di cui sarebbe difficile ristabilire con esattezza i confini e l’ordine di successione. In complesso, sì estendono le terre già esistenti, i rilievi montuosi si fanno più prominenti, nuove montagne in formazione levano sullo specchio delle acque la calva fronte. Il gruppo dell’Ariona e del Penna, il rilievo del Gottero a levante, le Alpi Marittime a ponente, dominano già le alture circostanti. Intanto, le acque e le intemperie esercitano la loro azione demolitrice,