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Certe vene di lignite scaperte appiè del Monte Orditano, entro roccie di questa età, stanno ad indicare l'esistenza di isole o di continenti vicini.

Similmente, accennano a bassi fondi e quindi a terre emerse le breccie quarzose o anageniti che si depositarono nel tempo stesso in quel di Loano e d’Albenga, nonché alla foce della Magra.

Cessata remissione delle serpentine, si elaborarono negli oceani d’allora, pregni di sali magnesiaci, i marini, le dolomie e i calcari da calce che alimentano le fornaci di Sestri, S. Martino, Voltaggio, Cogoleto, Spotorno, Cairo ecc. Queste roccie si adagiarono in molti luoghi sulle anageniti.

Simultaneamente si formarono a Balestrino, a Corona, a Nizza e in molti punti delle Alpi Marittime, per lo più entro il calcare, lenti gessose, alla cui origine non sono forse estranee le acque minerali.

In molte località, non però nel territorio di cui abbiamo impreso a narrar le vicende, le masse di gesso sono associate a depositi di sai gemma.

Poco lunge, la vita delle acque acquistava in questo periodo mirabile rigoglio; ma presso di noi le condizioni locali furono poco propizie ai viventi o di questi si smarrirono le traccie. Tuttavolta, i numerosi encriniti trovati da Portis al colle dell’Argentiera, i gasteropodi e le alghe incrostanti raccolti dal Bruno a Villanova di Mondovì, tuttoché estranei alla Liguria propriamente detta, si possono considerare come produzioni del mare Ligustico d’allora.

Col volgere dei tempi, si formano depositi marini precipuamente dolomitici, bene spesso fossiliferi, i quali si convertono talvolta in un bel marmo con vene ed anastomosi ferruginose, nel celebrato portoro, uno dei vanti del delizioso golfo descritto da