Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/23


— 10 —


Non debba essere dispregiato colui nel quale appare alcuno segno di virtù.

Colui che è in pace, e va chiedendo guerra, è fuori del senno; ma lo savio si mantiene in pace.

Tutte cose oneste che noi procacciamo per altezza di cuore, sono conquistate per virtù1 di cuore, e non per virtù di corpo.

Lo giudice si dee guardare d’ira, quando giudica; perchè in ira non può cognoscere lo mezzo che è intra poco e troppo.

Gli ricchi tolgono spesso a' ricchi per invidia, e danno a’ poveri per misericordia.

Più è grazioso uno picciolo dono fatto isbrigatamente, che uno grande, fatto con molto indugio.

Sapere2 sanza bel parlare, poco vale; e bel parlare sanza sapere, neuna otta fa pro, e spesso fa danno.

Neuna cosa è grave, che non è più d’una3 volta.

Guarda che ’l tuo dono non nuoca4 a colui, cui tu doni; che sarebbe malifizio,5 e non beneficio.

Usiamo liberalità in tal maniera, che vaglia a' nostri amici, e non noccia altrui.

Prudenza è cognoscimento di male e di bene.

Colui che dona, tosto lo dee dimenticare; ma colui che riceve, non lo debba dimenticare mai.

Per tutto che tu debba donare a chi tel dimanda, sì debbi6 mirare a chi n’è degno.

Nelle umane cose non è niuna più laida, come di tornare a gravezza sopr’a' buoni le parole dette per salute della gente.

Chi fa torto a uno, molti ne minaccia.

Non è da schifare lo vecchio amico per lo novello.

  1. Il T.P. vertù, e cosi altre volte.
  2. Il T. P. savere; e così appresso.
  3. Il P. ch’una.
  4. .Il T.P. noccia.
  5. malifizio, manca al cod. magliab.
  6. Il T.P. dèi; e così altre volte.