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Di niuna cosa ci dovremo più vergognare, che quando parliamo di Dio.

La ’ngiuria, sanza ragione fatta, è disinore e: infamia a colui che la fa.

Forte cosa è a vincere l’uomo, se in prima non si vince egli1 medesimo.

L’uomo reo non fa niuna2 cosa, se non è a sua propria utilità.

Colui è gentile, le cui opere sono gentili.

Tirannia non è altra cosa, che corruzione di principato.

La giustizia si è la più nobile cosa, e la più forte virtù che sia.

Neuna cosa si può bene fare sanza dilettazione.

Prudenza si è la virtù dello intendimento e della cognoscenza e della forza, e lo governamento della ragione.

L’anima, ch’è adornata delle virtù, è la gioia del paradiso.

Cominciamento d’amistà è dilettazione.

Povertà di senno e di discrezione, è cagione di tutto lo male che si fa.

Uno medesimo consiglio è contro li nemici che a li medici contro a li vizi del corpo: vincere alcuna fiata è meglio con fame, che con ferro.

Neuno è savio, se egli non è buono.

Maniera d’uomo savio si è addimandare nella cosa se certanità quale vi si può trovare.

Quanto la moltitudine è maggiore, cotanto è minore lo ’ntendimento e più dalla lunga.

Infra tutti gli beni temporali, onore è lo più grande onore.

Niuno puote avere niuna cosa prefettamente, se non ha tutto quello che si conviene a quella cosa.

  1. Il T. P. ello.
  2. IL T.P. neuna; e così quasi sempre.