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tà, e popoli ai Generali Romani, allorchè mettean piede nei loro confini. Sotto gl’Imperatori si moltiplicò tale pratica in modochè ad ogni straordinaria combinazione, per esempio di una vittoria riportata, dell’ingresso al governo, o di una nomina ad insigne magistratura, accorrevano le provincie a tributare corone d’oro in attestato del loro applauso. Benchè fosse questa una offerta onninamente spontanea diventò a poco a poco un debito formale, o a parlare propriamente un dono forzato, che appena modificato nel termine era un positivo tributo niente diverso da quello che il Clero di Francia prestava una volta sotto il nome di don gratuit. Doni somiglianti divennero infatti alle Provincie considerabilmente gravosi, specialmente allorchè certi Imperatori, come Caracalla, gli esigevano da esse a capriccio, o per ogni menomo evento. Conviene qui osservare, che non sempre una tale contribuzione si effettuava in positive corone, ma spesso ancora in oro monetato, o non monetato, dal che ne venne il nome Aurem coronarium.

Allorchè Antonino pervenne al soglio, comparvero ben presto i deputati delle provincie colle loro corone d’oro. I nomi delle Provincie rispettive sono inscritti sulla moneta, e rappresentansi al solito con figure muliebri, che offrono delle veraci corone, oppure un canestro, in cui la corona era chiusa. La Storia dice, che questo amorevole Imperatore abbia dispensate le Provincie estranee dalla metà di codesta imposta, e l’Italia da tutta.

All’esposta interpretazione di somiglianti monete si potrebbe opporre esservi compresi i Parti, e gli Sciti, i quali governavansi da loro, e riguardavano come nemici i Romani, È da sapere però, che anche le nazioni straniere vollero spesso coronare con un dono di questa natura gl’Imperatori, per guadagnare la loro amicizia, della quale aveano tanto spesso bisogno. Racconta infatti Giuseppe Ebreo, qualmente il Re de’ Parti mandò una corona d’oro a Tito figlio di Vespasiano all’occcasione, ch’egli sconfisse i Giudei.

Voglionsi pur notare i contrasegni particolari delle Provincie. All’Asia vien data un’Ancora, e una prora, perchè non vi si può giugnere altrimenti, che navigando. Alla Cappadocia il monte Argeo dagli abitatori venerato qual Divinità, perchè di notte ardeva di tanto in tanto, il che si riputava per essi cosa sopranaturale. Ai Parti l’arco, e la faretra attesa l’opinione, che fossero eglino i migliori arcieri. A’ Fenicj l’albero di palma, che in tant’abbondanza è