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lo. Dessa indica con una verga la Sfera armillare in qualità di maestra di Astronomia.

„ Una testa coperta da una pelle caprina colle vicine iniziali J. S. M. R. Una femina porge il cibo a un serpente, che s’innalza sulle proprie ritorte, il che si vede sulla moneta della famiglia Thoria, come della Roscia. (tav. 2. n. 22.),

Il diritto della moneta ne dà il Capo di Giunone, che in Lanuvio, e quindi in Roma pure sotto a una tal forma fu venerata, e chiamavasi Juno Sispita Magna Regina. Il Rovescio rappresenta una Sacerdotessa di Giunone Sispita, che di tempo in tempo nudrir doveva il serpente a una tale divinità consacrato. Un simile cerimoniale viene descritto da Properzio molto graziosamente al Lib. IV eleg. 4.

„FLORAL. PRIMVS. Testa infiorata della dea Fiora, sui denarj della famiglia di Cajo Servilio. (tav. 2. n. 23.)„

Flora, in greco Chloris, era la sposa di Zefiro, e presiedeva ai giardini, e ai fiori. I Romani istituirono una festa annuale in di lei onore, l’autore della quale secondo questa moneta fu Cajo Servilio, poiché vi sta scritto C. SERVEILIus FLORAlia PRIMVS fecit. I costumi, a cagione di una tale solennità, si andarono depravando. Veggasi ciò che ne dice Ovidio al 5. de Fasti v. 183.

„SABIN. Testa barbata con lettere TA)(L. TITURI. Due soldati Romani in atto di rapire due donne (tav. 2. n. 24.). Su di altra moneta vedesi Tarpeja cadente fra un mucchio di Scudi militari, che gli vengono gettati addosso da due Soldati. (tav. 2. n. 25.)„

Amendue le monete alludono alle due celebri avventure accadute negli esordj di Roma. Romolo, colta l’occasione de’ giuochi sontuosi preparati ad allettare il concorso delle vicine popolazioni, fece rapire a un dato cenno le figlie dei Sabini, che in folla erano accorse a quello spettacolo. Per vendicare una tale violenza venne un armata Sabina, e assediò la Rocca Romana. Tarpeja figliuola del Comandante si esibì in un segreto congresso ai nemici d’introdurli nella rocca per una porticella segreta, a patto, che le venissero donate le armille d’oro, quali i Soldati portavano al braccio sinistro. Per tal via s’impadronirono della rocca i Sabini i quali, per mantener la parola a loro modo, buttarono addosso alla traditrice, non già, le sperate armille dal sinistro


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