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dro Magno soggiacque a grandi variazioni. Chi non ne fosse istruito lo ravviserà certamente spesso nelle iscrizioni delle monete. Si ammette da taluni come Latina per esempio l’epigrafe HIMERA sulle monete antichissime della Città Siciliana di questo nome (tav. 1 n. 18), e nondimeno dessa è in purissimo greco, ma greco della più antica data. I greci antichissimi usavano la lettera Η prima di cambiarla in un Ε come l’usavano i Latini servendosene amendue di aspirazione; e così pure il greco antico Rho corrispondea perfettamente alla lettera R dei Latini. La posteriore maniera di scrivere ΙΜΕΡΑ è perciò di un greco moderno. Di consimili esempj se ne danno innumerabili sulle monete, e servono a confermare ciò che dice Plinio; che le più antiche lettere greche aveano la più grande analogia colle latine. Per averne però chiara nozione è necessario studiare la greca paleografia, ossia la maniera di scrivere de’ Greci antichi.

Lingua Latina. Con questa soltanto veniva da prima inscritta la moneta Romana. A misura che i Romani spedivano Colonie nelle provincia conquistate, vi facevano regnare la lingua nativa per lingua dominante. Così per esempio a Corinto, sì tosto che Giulio Cesare l’ebbe eretta in Colonia, la moneta vi fu coniata con latine iscrizioni, malgrado che quella Città fosse nel centro della Grecia. Fuori di questa circostanza i Romani lasciarono alle Città greche piena libertà di ritenere nelle loro monete l’idioma nazionale. Quando poi sotto all’Imperator Gallieno tutto venne sconvolto il Romano Impero cessarono le Città greche di batter moneta, e vennero determinate alcune città dell’Impero suddetto per le zecche, nelle quali la moneta si batteva unicamente per le paghe militari necessarie a quella provincia, e ciò sempre con iscrizione Latina.

Esiston tutt’ora

In Europa l’antico linguaggio Ispanico. Desso ha sulle monete il proprio alfabeto, il quale però non è fino ad ora conosciuto1. Il Gallico antico formato di lettere Latine miste di greche tolte in prestito dalla Città di Marsiglia stata occupata ora dai Romani, ora dai Greci2.

  1. Il Signor de Erro ne ha data nozione col suo Libro poc’anzi stampato in Madrid 1806, di cui è già pronta per le stampe la traduzione dell’Ab. Pelajo in Italiano.
  2. Si consulti l’opera del Sig. Fauris Saint-Vincens in quarto. Aix. Henricy An. VIII.