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Primi freddi.
Ecco quel che mi raccontò la povera Luisa:
— Quel giorno mi tornò da scuola col visino spaurito e le mani paonazze. Gli domandai se gli faceva freddo e se strada facendo aveva sentito il bisogno d’un vestito più grave. «Ti pare? mi rispose. Siamo ancora in ottobre e se mi rinfagotto ora, che farò questo gennaio? Eppoi senti, sono caldo.»
Era vero. Aveva il petto e le mani calde. D’altra parte, non poteva patire: fino dai primi del mese, gli avevo messo la camiciuola a due petti, i calzoncini gravi e la giacchetta foderata di peloncino. Non gli mancava che un capo solo, il paletôt: ma quello non ce l’avevo. Glie l’avrei comprato alla fine di novembre, quando riscotevo, que’ po’ di soldi della pensione. Un mese, po’ poi, passa presto e quando una creatura è ben coperta di sotto....
Tutte queste cose le pensavo fra me, mentre lo aiutavo a scioglier le tavolette dei libri; ma sentivo che se nell’armadio ci fosse stato il paltoncino, sarei stata una donna molto contenta.
La notte non potei pigliar sonno. Udivo il tramontano che sbatacchiava le persiane delle case accanto e mi veniva subito in mente Gigino, che