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— Non qui, bambini, non qui! disse il babbo. Non vedete che questo luogo non è abbastanza quieto e appartato? Quelle lavandaie e quei renaioli che vanno e vengono non possono che fare impaurire i pesci.

— Come, babbo! O che i pesci si accorgono di chi è sulla spiaggia?

— Sicuro, disse Gigino. Anche i pesci hanno gli occhi.

— E degli occhi bonissimi, riprese il babbo. E non solo ci vedono, ma odono ogni rumore: procurate dunque di parlare sottovoce, perchè ci siamo.

Infatti, la comitiva fece sosta. Erano giunti sulla riva, dove molti salici fronzuti formavano come una gran cupola verdeggiante che avrebbe riparato i nostri amici dalle carezze troppo ardenti del sole di luglio.

— Qui staremo benone, disse il babbo. Alla svelta! Ognuno deponga gl’impicci e posi le sue provviste a’ piè di quell’alberone.

— Si deve mangiar subito? chiese Gigino.

— Come subito? ribattè il babbo. Mangiare senza prima aver lavorato? Oggi voi siete degli uomini, e gli uomini prima di mangiare, lavorano.

Dopo tre ore, i panieri che avevano contenuto la refezione dei nostri amici, erano pieni di pesce.