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— Se il poverino cadesse se la farebbe in mille pezzi.
— Certo. Ma noi lo vigileremo sempre, affinchè non gli avvengano disgrazie.
— Sai, Enrichetta, disse a un tratto la mamma, che cinque anni sono eri piccina come lui?
— Io? Davvero, mamma? Non ci credo!
— Eppure è verissimo.
— Ma se non me ne ricordo!
— Ne sono persuasa. Vediamo un po’: Com’era, cinque anni sono, il parato di questa camera?
— È sempre stato così.
— Niente affatto. Io lo feci mutare quand’eri piccina, com’è ora il tuo fratellino.
— Curiosa! Non me ne avvidi neppure.
— I bambini così piccini non si avvedono mai di quanto avviene intorno a loro, e se fra cinque o sei anni chiederai al tuo fratellino qualche schiarimento sulla giornata d’oggi, vedrai che non si ricorderà di nulla.
— Anch’io, dunque, ho avuto il latte della mamma?
— Senza dubbio, rispose il babbo. Se tu sapessi quanto la poveretta si è affaticata per te! Eri tanto debolina, che non potevi inghiottir nulla e noi temevamo sempre di vederti morire da un momento all’altro. La tua mamma diceva: Oh se la mia