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— Ih! Ih! Io non voglio esser chiamato ignorantello da te! Ih! Ih!
La mamma giudicò prudente d’intervenire.
Carlo le corse incontro per giustificarsi, ma la mamma non glie ne dette il tempo.
— Dario ha ragione, diss’ella con severità. Un bambino buono e ben educato non deve offender mai nessuno: figuriamoci poi il fratellino minore!
— Scusa, mamma! Ma il supporre che i sassi nascano in un giardino come le piante e i fiori è un po’ grossa!
— Certo è grossa. Ma perchè, invece di domandarlo a Dario, non ci spiega ella di dove si levino i sassolini con i quali s’è baloccato finora?
Carlo abbassò il capo e si mise a guardare lo spunterbo dei suoi stivaletti.
— Bravo, esclamò la mamma, bravo davvero! Stia dunque attento alle mie parole; e tu, povero piccino, smetti di piangere. L’ignoranza non è una colpa: ma l’esser presentuosi e sgarbati, sì.
Carlo si buttò al collo della mamma e nascose il suo visino lacrimoso nel seno di lei. Era pentito.
— I sassolini, seguitò la buona signora tutta contenta, si levano dal letto dei fiumi....
— O che i fiumi hanno il letto? osservò Dario.
— Si chiama letto quello spazio di terreno, limitato dalle sponde, dove scorrono i fiumi.