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scuole senza ricavarne profitto, gli aveva dato del bue. Quella parola di bue proferita ad alta voce, con modo schernevole, aveva fatto un grande effetto sull’animo di Attilio: gli pareva di non potere esser trattato di peggio, anche se fosse campato cent’anni.

— Bue! bue! Ma io non ci vedo poi un gran male in questa parola, disse il babbo ridendo. È il nome d’una bestia rispettabile e utilissima, della quale non so come potremmo fare a meno.

Attilio spalancava i suoi begli occhi turchini e guardava il babbo con quell’aria che equivale ad una interrogazione.



— Sicuro, riprese quest’ultimo. E steso il braccio sul tavolino dello studio prese il «Giornale dei bambini» dove appunto c’era disegnato un bel bue. — Guarda da te, disse al bambino.