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o nuovi, in bianchi o colorati: e ad ogni diversa specie di cenci, corrisponderà, a lavoro finito, una diversa specie di carta. Nel mentre si attende a questa classificazione di cenci, bisogna scucirli, tagliar loro gli orli, le costure e staccare i bottoni. Questi lavori che richiedono molta pazienza e poca fatica, vengono generalmente affidati alle donne. Compiuta la separazione, i cenci son fatti bollire in un bucato di soda, che fa scomparire certi colori, scioglie le sostanze grasse appiccicate ai cenci e li purga: dopo si risciacquano nell’acqua pura.

Purificati in tal modo i cenci, bisogna disfarne i tessuti, disunire le fibre vegetali e mescolarle in modo da ricavarne una specie di pasta. A tal fine si ammontano i cenci in una gran vasca detta marcitoio, nella quale sono mantenuti sempre fradici, affinchè si decompongano.

Questa decomposizione si compie in un intervallo dai dieci ai venti giorni, secondo la temperatura del luogo, lo stato degli stracci ed il genere di carta più o meno bella che si vuole ottenere: in quel tempo il mucchio di cenci si è trasformato in poltiglia fetida: ora bisogna ridurla in una pasta atta a fornire la carta. A tal uopo, si tolgono i cenci dal marcitoio e si collocano in pile di pietra piene d’acqua, che si dicono pile a cenci. Ciascuna