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che nonostante portano via il loro tempo! L’Eduvige s’ingegnava, poverina. Quando andava in camera della mamma, le ravviava la rimboccatura del lenzuolo, le dava la cucchiaiata o accomodava le boccette delle medicine sul comodino. Ma ci voleva altro! Bisognava prendere una ragazzetta a servizio: non c’era rimedio. E questa nuova spesa dava una grande inquietudine al babbo, i cui guadagni erano appena sufficienti a mantener la moglie e la figliuola!

Una sera dopo desinare, il signor Ernesto, così chiamavasi il padre dell’Eduvige, aveva avuto bisogno di uscire e di trattenersi un’oretta fuori. La malata era assopita e la nostra bambina non sapeva come passare il tempo. I balocchi e le bambole le erano venuti a noia, specie dacchè la mamma s’era messa a letto: lavori preparati non ce ne aveva e il Libro della Bambina era rimasto chiuso nello studio del babbo.

Ciondola di qua, ciondola di là, le venne fatto di entrare in cucina: Dio, che disordine! Non pareva più la cucina di prima, quando la mamma rigovernava subito dopo desinare, spazzava, spolverava e socchiudeva le imposte, affinchè non entrasse il sole.

Sul cammino c’era un po’ di tutto: tegami, scodelle, bocce, minuzzoli di pane, la scatola della