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di ferro e anche di legno, hanno una certa flessibilità, così l’ombrello, quand’è aperto, forma una specie di cupola.

La Livia aveva notato soprattutto le due molle fissate lungo il manico, e per mezzo delle quali l’ombrello si apre e si chiude: anzi le era spesso accaduto, aprendo con poca attenzione l’ombrello della mamma, di farsi male ai diti.

Quello che la nostra bambina non aveva mai osservato, si era la curiosa processione d’ombrelli che sfilava sotto la sua finestra.

Quella vista valse a farle passar la noia e a disporla all’indulgenza verso le piccole infedeli.

Pioveva sempre. Passò un giovinetto coll’ombrello chiuso e un libro aperto tra le mani: questo giovinetto aveva una fisonomia lieta, piacevole, tutta assorta nella lettura.

— Oh l’imprudente! pensò la Livia: te ne avvedrai di quel che succede quando si cammina senza badare dove si mettono i piedi!

Infatti, dopo pochi passi, una grondaia in rovina amministrò al povero scolaro un battesimo sì abbondante, che gli fu giocoforza pensare alla pioggia.

Dopo, passò una signora vestita elegantemente ma con l’ombrello spuntato e poco decente.

— Oh signora! pensò di nuovo la Lidia, codesto ombrello non corrisponde ai suoi nastri svolazzanti: