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a chi sarà più attento a questa lezioncina. E lo stare attenti non è difficile, specialmente quando in una lezione entrano in ballo delle cose così buone.
— Prima di tutto ditemi di che colore è quest’uva?
— Codest’uva è bianca.
— È vero. Ma tutta l’uva non è bianca. Ce n’è della nera, della rossiccia, della verdastra. E col colore diverso prende anche un nome diverso: Così c’è l’uva salamanna, l’uva moscatella, l’uva malaga, ecc. Se io vi domandassi come si chiama la pianta che da l’uva, che cosa mi rispondereste?
— Si chiama la vite.
— Ma bravi! La vite, dunque, ci dà l’uva. E l’uva, ditemi, ci serve solamente per frutta?
— No, signora. L’uva ci dà anche il vino.
— Mi accorgo di aver che fare con dei bambini che la sanno lunga, forse più lunga di me, e proseguirò senza fare altre interrogazioni.
Quest’uva dolce, saporita, che mangiamo tanto volentieri col pane, non è un frutto unico come sarebbe una pera o una pesca. È composta di una certa quantità di chicchi riuniti sul prolungamento d’uno stelo della pianta, e forma il così detto grappolo.
Ogni chicco d’uva è ricoperto da una pellolina sottile che impedisce al sugo di sgocciolar fuori. Esso contiene dei fiocini o semi che, nascosti nel