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terribile e maestosa aquila, i cui occhi, dicesi, sostengono, senza restarne abbagliati, lo splendore del sole. Dotata di una prodigiosa forza muscolare può lottare contro i più fieri uragani e varcare intere catene di monti con un camoscio o una pecora tra gli artigli.

L’aquila costruisce il nido nelle fratture di roccie inaccessibili, sul margine dei precipizi, in tutti quei luoghi, insomma, che l’istinto le suggerisce più acconci alla sicurezza dei suoi piccini.

Voracissima e crudele, essa non ha sdegnato neppure le vittime umane e spesso qualche innocente bambino è divenuto sua preda.

Nell’isola di Sike, in Scozia, una donna aveva lasciato in un campo un fanciulletto. Un’aquila prese il bambino cogli artigli, e attraversando un lago assai esteso, andò a deporlo sopra uno scoglio. Per fortuna, il rapitore fu veduto da alcuni pastori, che giunsero a tempo a salvare il fanciullo e riportarlo sano e salvo.

Ma basti di cose sì tristi. Gli animali obbediscono all’istinto, nè posseggono, come noi, quella guida preziosa che si chiama la ragione.


Io ho finito la mia lezioncina sugli uccelli, i quali oltre all’allegrarci col loro canto e colla loro bel-

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