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ACCADEMICHE. 27

in un tempo, quasi istantaneo supplire a tutta quella operazione del calcato toccamento, che per lo spazio d’un’ora si sarà risparmiato. Sono molti che stridono per dolori di podagra, di renella, e d’altre calamità; se un Medico incantatore promettesse di voler con Tessalica Chirurgia sospender quel travaglio a un tribolato, per un terzo d’ora, parrebbe benefizio singolare, ed anco il sarebbe. Ma se dopo il tempo della sospensione, o tregua del dolore, non solo ricominciasse il tormento come prima, ma dovesse anco piombare adosso al paziente, tutto quel travaglio accumulato, dal quale per quel terzo d’ora, era stato libero, io credo, che minore operazione farebbe contro di lui una cannonata, che lo colpisse nel mezzo del petto. Ma ritornando dalle passioni alla Meccanica, appressiamoci alla fine del discorso, e concludiamo oramai, che la forza di quel martello, o di quel projetto per linea orizontale, che urta con tanta efficacia in quello obietto, non può esser altro, che virtù impressagli dalla macchina, che l’avrà velocitato, ed appunto è la medesima virtù in numero, che dalla macchina medesima scaturì: e diciamo, che tanto maggiore sarà il colpo, non già quanto sarà maggior la mole, o la gravità, o la velocità del mobile urtante, ma si bene quanto maggiore sarà stata la renitenza del mobile all’esser cacciato.

Imperocche quella, che a noi par maggior renitenza d’un mobile all’esser velocitato, non è, che realmente ella sia renitenza di sorta alcuna, che per linea orizontale non vi è, ma sì bene perche a muover quel tal corpo, con quella tal velocità, si ricerca, che in esso s’imprima molto impeto. Non vi è ignota la quistione famosa, che cerca se i projetti sieno portati dal mezzo ambiente, o dalla virtù impressa. Ma però questa è stata assai ventilata, ed anco vinta dal Galileo, nella sua maggior Opera. Questi vuole, che il mezzo non sia potente a portar i corpi separati dalle macchine proicienti, ma si ben l’impeto impresso dentro alla crassizie, ed alla corpulenza della materia. Se altri mi chiedesse, che cosa sia quest’impeto impresso colà dentro agli arcani invisibili delle materie naturali, io direi, che non lo so, non già per questo verrei a concedergli, ch’egli non vi sia. Non mi maraviglio, che quel projetto, fin ch’egli viene accompagnato dal braccio


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