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inviando a questo con quell’occasione, alcuni Teoremi sopra i solidi sferali, mercè de’ quali con grandissima chiarezza, e facilità, dote propria del Torricelli, egli ampliava la dottrina d’Archimede nel libro della Sfera, e del Cilindro; alla qual lettera essendosi perduta la risposta, che gli fece il virtuosissimo vecchio, il dì 27. di Settembre altra egli ne soggiunse in questa guisa.

Dispiacemi in estremo la perdita della lettera, che mandava a VS., mentre che, non vedendo ella mia risposta, si sarà formato concetto di me del tutto contrario dal vero, cioè che io meno del giusto avessi stimato per cosa di poco momento quello che io sopra modo ammirai ed ammiro, cioè il maraviglioso concetto a VS. sovvenuto, per dimostrare con tanta facilità, e leggiadria quello, che Archimede con strade tanto inospite e travagliose investigò nelle sue Spirali, strada la quale a me parve sempre tanto astrusa e recondita, che, dove collo studio per avventura di cento anni, non mi sarei disperato del tutto di trovare l’altre conclusioni del medesimo Autore, di questa sola non mi sarei promessa l’invenzione in mill’anni, ne in perpetuo. Ora giudichi VS. quale mi sia riuscito il suo gentilissimo trovato. Gli accennava in detta mia lettera il gaudio che ne sentiva, ma d’attribuirgli le meritate lodi non mi pareva che uno o due fogli ne fosser capaci, però mi riserbava a pagar tale ufizio e debito con VS. in voce, stando sulle speranze d’aver pure a goderla per qualche giorno avanti che la mia vita, omai vicina al fine, si terminasse. Dello adempirsi tal mio desiderio me ne dette VS. in una sua amorevolissima


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