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pel desiderio, che teneva di mostrare al mio Maestro lontano, come anco in assenza, aveva propagato con qualche studio mio, la sua disciplina. Compiacciasi VS. Eccellentiss. d’assolvere la mia ossequiosa reverenza, e divozione, se io per ammaestrar me stesso trascorsi nel far questa parafrasi alle sue scienze; so che ancor ella avrà fatto l’istesso da fanciullo nelle scuole d’umanità, sopra i versi dell’Eneide, e l’orazioni di M. Tullio. Quanto poi al far vedere ad altri le mie povere debolezze, lascerò, che il P. Abate Castelli difenda la causa sua per discolpa di se stesso. Intanto io supplico umilmente VS. Eccellentiss. a voler restar servita, che io mi possa gloriare del titolo di suo servo, e la rendo certa, che quanto io cedo al Magiotti, e al Nardi nel merito dell’ingegno, altrettanto eccedo loro nel pregio di riverire con infinita stima il famoso nome del Galileo; nome benemerito dell’Universo, e consacrato all’eternità. Stimo imprudenza il consegnar lettera più lunga in mano d’un oratore tanto eloquente, quanto è il P. Reverendiss. Egli supplirà col rappresentare i sensi della mia devozione a VS. Eccellentiss. e scuserà appresso di lei, non solo la povertà delle materie del libbretto, ma anco l’oscurità, lo stile, e gli errori innumerabili, che particolarmente saranno nella seconda parte. Questa seconda parte non è copiata, ma scritta per la prima volta con molta fretta, così come egli la porta, senza che ne anco sia stata riletta. Ed umilmente me le dedico, e la riverisco.

Sentì il Galileo il Trattato del Torricelli, e lo commendò molto, e con molte lodi lo celebrò, e fece un alto concetto del sapere del componitore; dimo-


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