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cipj adoperati dal Galileo in quella nascente maravigliosa scienza, compose egli ancora un Trattato del moto per promoverla, ed ampliarla, in cui con diversa maniera da quella tenuta dal Galileo, molte, e belle verità comprese, e fece manifeste, e palesi. Piacque sì fattamente questo nobil parto al Padre Castelli suo Maestro, che l’anno 1641. dovendo egli andare a Venezia per intervenire al Capitolo Generale della sua Religione, che ivi si celebrava, volle portar seco questo Trattato del moto del Torricelli, affinchè nel passaggio, che egli voleva far per Firenze, lo potesse far sentire al Galileo istesso, acciocche quel sapientissimo vecchio, avesse la bella consolazione di conoscere qual abbondevol copia di perfettissimi frutti, mentre egli era ancora vivo, e spirante, dalle sue gloriose fatiche si raccoglieva. Accompagnò il Torricelli il suo Trattato con una lettera al Galileo, della quale il P. Abate Castelli medesimo fu il portatore, e fu la seguente.

All’opere di VS. Eccellentiss. si conviene piuttosto l’ammirazione, che il comento. Lo stupore è stato in me supremo fin dal primo giorno, che fui fatto degno di poter vedere i suoi libri: parrà nondimeno, che questo ultimo del moto abbia eccitato in me piuttosto l’ardire, che la meraviglia. Confesso, che meriterei questo concetto, quando l’intenzione mia fosse mai stata di far comparire queste poche scritture in Roma, o altrove, e principalmente avanti al supremo giudizio di VS. Eccellentiss. scrissi questi fogli, non per bisogno, che io giudicassi averne le sue dottrine, ma per necessità, che aveva io di formar questo memoriale d’erudizione alla mia poca intelligenza, e


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