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ACCADEMICHE. 81

DELL’ARCHITETTURA
MILITARE.

LEZIONE UNDECIMA.

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Iudicano alcuni, che quell’antico valore delle cui maraviglie, son piene l’istorie, nel Mondo odierno sia diminuito, o per così dire, quasi estinto: o ciò nasca dall’effeminatezza del secolo, o dalla mutazione delle macchine da guerreggiare, pensano, che la fortezza nostra, in comparazione di quella degli antichi, sia come di fanciulli, rispetto a’ Giganti. Allegano costoro, che ne’ tempi nostri non nasce più un Alessandro Magno, il quale con un mediocre esercito, partendosi dalla Patria, riempia l’Asia delle sue vittorie, e dilati i confini del suo Regno al pari dell’ambito della terra. Adducono ancora questi lodatori dell’antichità, i maravigliosi accrescimenti della Repubblica Romana. Stupiscono, che una potenza novella di pochi Pastori, congregati da Romulo, nata colà fra l’angustie de’ Popoli Latini, Albani, e Sabini, potesse in quei tempi antichi, avanzarsi appoco appoco tanto, che della terra debellata tutto quello possedeva, che era conosciuto. Ecco, che appena nata la nuova Città, comincia a guerreggiare co’ Sabini, co’ Fidenati, e co’ Veienti; soggiogati questi, si vincono gli Albani, e si spianta loro da’ fondamenti in un ora, quella Città, che aveva regnato quattrocento anni; debellano dopo questi, i Latini, i Volsci, i Gabii, e le altre Nazioni confinanti. Ecco poi, che da’ Popoli, vengono alle Provincie, l’Umbria, il Piceno, l’Etruria, la Calabria, la Puglia. Seguitano le vittorie, ed aggiungono alle Provincie, i Regni. Ecco debellata la Sicilia, e la Sardigna; estirpano la potenza, e la Città di Cartagine; si vince l’Imperio della Macedonia, e tutti i Regni della Grecia; si conqui-


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