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LEZIONE TERZA | 54 |
quale opinione afferma ancora essere stato Aristotile nella Politica, come forse presago della sua morte, la quale dicono essere stata ne’ settanta anni. Racconta oltr’a di questo le opinioni di Pittagora e di Solone, i quali pare che vogliono che la vita nostra arrivi al termine di ottanta anni. Nientedimanco ei si risolve poi ancora egli finalmente, fondato in su l’autorità che noi recitammo di sopra di Davit profeta, che il termine della vita nostra naturale sia comunemente di settanta anni, e conseguentemente il suo mezzo trentacinque. Nella qual cosa non arebbe egli durato tanta fatica a risolversi, se egli avessi veduto il Convivio d’esso nostro Poeta, o considerato meglio le parole del testo, come hanno fatto il Vellutello nel suo comento, e il Giambullari in quel libretto ch’egli fa del sito e delle misure dell’Inferno. Imperochè assomigliando Dante, nella ultima parte del suo Convivio, la vita nostra a uno arco, dice ch’ella ha di salita venticinque anni, dipoi venti di colmo, che fanno quarantacinque, e di poi altri venticinque di scesa, che fanno settanta; e questo è il suo termine naturale. E per esprimere dipoi ancora meglio e più distintamente, quale ci tenga a punto per il punto del mezzo di essa vita, egli dice queste parole: Nei più credo io ch’ei sia tra il trentesimo e il quarantesimo anno, e ne’ perfettamente naturati nel trentacinquesimo; e muovemi questa ragione, che Cristo, il quale era da credere che fusse di natura perfettissima, volse morire nell’anno trentaquattresimo; non essendo da credere ch’egli non volesse dimorare in questa nostra vita al sommo, poichè ci era stato nel basso della puerizia. E nella Comedia dimostra manifestamente, in due luoghi, che questa visione o fantasia gli venisse l’anno trentacinquesimo della sua vita, il quale era l’anno milletrecento. Il primo è quando, ragionando ei con Malacosa demonio della rovina del suo ponte, la quale accadde insieme con molte altre per quel tremare che fece la terra nella morte di Cristo (come egli dimostra chiaramente nel capitolo XII de l’Inferno, dicendo:
Ma certo poco pria, se io ben1 discerno, |
- ↑ Cr. se ben.