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difficultà che accaggiono tutto il giorno agli uomini, onde ella è simile alla terza.

Aggiugne a queste ragioni Carlo Lenzoni in quella defensione ch’ei fa di questo poeta, parlando di tal cosa, ancora queste altre. Che se bene il fine di Dante fu in questa sua opera di giovare, come noi dicemmo di sopra, il più ch’ei poteva, dilettando chi lo leggeva, egli aveva ancora di poi per secondo fine di onorare, il più ch’ei poteva, la sua Beatrice, avendo ei detto di lei, nel fine della sua Vita nuova, che se Dio gli prestava vita, che sperava dir di lei quello che non era mai stato detto di persona alcuna. Volendo egli adunque, per sadisfare a questa sua promessa, introdurre in questa sua opera Beatrice, come donna onestissima, viruosissima e amata grandemente da lui; onde non poteva introdurre altri che sè stesso, volendo osservare tal proposito, a ragionar di lei; e non avendo nome che comprendesse e abbracciasse insieme l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso; nè manco volendo formarne un nuovo a la greca o a la latina dal nome suo (essendo egli in detto poema la persona principale) chiamandaola Danteida, per che ei non togliessi e scemassi di grado a l’opera; o apparissi cosa troppo nuova a gli orecchi degli uditori; nè volendo ancor manco chiamarla Cammino o Visione, o con un altro simil nome basso; pensò pigliarne uno che fuggisse la novità de l’uno e la bassezza de l’altro, e che esprimesse niente di manco con qualche grazia, se non in tutto, almanco in parte l’animo suo; per il che prese questo di Comedia, come onorato e venuto da’ Greci, le cose de’ quali si ammiravan grandemente in quei tempi. E poichè non avendo ancora gli uomini cognizion perfetta e distina della poesia, chiamavano tutte le azioni, ch’ei rappresentavano, o Comedie o Tragedie; Comedie se elle trattavan di cose piacevoli, e Tragedie se elle trattavan di cose infelici (come ne dimostrò chiaramente egli stesso, quandi disse nel trentesimo canto del Paradiso:

Da questo punto1 vinto mi concedo
più che già mai da punto di suo tema
soprato fosse comico o tragedo;

  1. Cr. passo