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34 | LETTURA PRIMA |
E così avendo dichiarato a bastanza, secondo il giudizio mio, qual sia l’intenzion dell’opera, che fu il primo capo, passeremo al secondo, il quale è l’utile e il frutto che si cava da quella, dicendo ch’egli è parte attivo e parte contemplativo; non intendendo però, come noi dicemmo di sopra, per contemplativa quella mente, la quale contempla le cose solamente col lume naturale, ma quella che contempla e loro e il lor Creatore e mantenitore con il lume santissimo della fede. Imperochè di questa sola intende, sempre ch’e’ parla della vita contemplativa, per esser, come noi abbiamo detto più volte, cristiano il nostro poeta; come dimostran chiaramente le parole di Lia, posta da lui nel Paradiso terrestre per la vita attiva, la quale se n’andava, mentre ch’ella coglieva certi fiori per farsene una grillanda, cantando nel venzettesimo capitol del Purgatorio: Ma mia suora Rachel, cioè la vita contemplativa, mai non si smaga
Desiderando adunque il nostro poeta di giovare, come noi abbiamo detto, il più ch’ei poteva a gli uomini; e veggendo l’uomo esser composto di due nature, l’una delle quali (che è il corpo) è animale e mortale, e l’altra (ch’è l’anima) celeste e divina, insegna a esso uomo regolare e indirizzare ciascuna di queste sue due parti per il cammino della virtù e delle buone opere; insegnandogli, come uomo e animale civile, con il lume di Virgilio, cioè de l’intelletto umano, conoscere e avere in odio i vizii, e conseguentemente conoscere e amare le virtù, per essere elleno contrarie a’ vizii (imperochè la natura de’ contrarii, come scrive il Filosofo, è tale ch’e’ non si può conoscere perfettamente l’uno senza avere qualche cognizione de l’altro, nè così ancor similmente amar l’uno, che tu non