scorge il lume naturale, scrisse a’ suoi Fiorentini, e nella loro lingua materna, acciochè ei lo potesse intendere ognuno, del fine e della felicità de l’uomo. E non di quella felicità che ei possono acquistare, secondo il Filosofo nella Etica, gli uomini come uomini, la qual secondo pure ella si conseguisse, non gli fa però felici se non in questa vita mortale, la quale è tanto breve ch’ella passa via quasi in un voltar di ciglio, ma di quella ch’eglino acquistano come figliuoli adottivi di Dio, e che gli fa felici in questa vita, e di poi felici e contenti per sempre nell’altra, trasmutandogli mediante tal filiazione di mortali e passibili in immortali e gloriosi, e di sustanze terrene e umane in divine e celesti. Imperochè veggendo egli, che a tutte l’altre cose sono stati assegnati alcuni termini, fuori de’ quali elle non possono uscire, e alcuni fini, a’ quali elle sono guidate o da la providenza della loro natura propria o da qualche intelligenza non errante, e l’uomo solo è stato fatto libero da Dio, e posto in su l’orizzonte delle cose terrene e divine, e nel mezzo fra le sustanze mortali e immortali, dove egli può, mediante la libertà sua farsi simile alle fiere, le quali mancano della ragione, o inalzandosi alle divine acquistare una nobiltà maggiore, facendosi in questa vita un Dio terreno, e nell’altra uno celeste, pensò di non potere scrivere cosa (come è infatti il vero) che gli fusse più utile e cagion di maggiore onore, che insegnargli il modo come ei potesse conseguire così raro e bel dono. Questo s’ingegnò, questo divin poeta, di manifestare al mondo: questo si è sforzato, questo santissimo e raro uomo, di mostrare a la sua patria: a questo ha messo ogni studio, questo ottimo e savio cittadino, d’indurre e tirare gli animi de’ suoi cittadini; mostrando loro con la invenzione di uno Inferno sensibile, nella prima cantica di questa sua Commedia, la confusione e la miseria nella quale vivono coloro i quali si lasciano, abbassandosi a vivere vita di fiera, torre a’ vizii e la libertà e la ragione; e nella seconda, con quella d’un Purgatorio medesimamente sensibile, il modo da fuggirgli e purgarsene, e camminando di virtù in virtù salire a quello stato della innocenza, nel qual fu creato