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xxxiv alla r. accademia

delle significazioni riposte, e nella sostanza e nell’andamento e nell’intero contesto dell’opera. Aggiungasi che le idee filosofiche del Gelli, come in generale le idee del secolo XVI, sono ancora quelle del tempo di Dante. Sia per Dante, e sia per il Gelli, Aristotile è il Filosofo per antonomasia; e l’uno e l’altro hanno per guida la metafisica e la fisica di Aristotile e di Averroe, e non come si usa da alcuni moderni, la metafisica e la fisica del secolo XVIII o del secolo XIX. Meglio di molti, i quali pur ne fecero professione espressa, il Gelli spiega Dante con Dante; e ogni volta che gli occorre, ai versi della Commedia pone a riscontro altri versi della stessa Commedia, o sentenze opportunamente ricercate in altre opere dell’Alighieri. Rispetto poi alla teologia, ch’è pur tanta parte del poema sacro, il Gelli si abbevera alle medesime fonti a cui Dante si è dissetato; delle quali principalissima è Pier Lombardo, il Maestro delle sentenze, gloria della mia Novara; i libri del quale erano ancora alla età del Gelli, come erano a quella di Dante, e come furono per molte generazioni ancora, il testo di tutte le scuole teologiche dell’orbe cattolico. Coi libri delle sentenze assai più agevolmente, che con quelli di Alberto magno, di S. Tommaso, di S. Bonaventura, e di altri seguaci del Lombardo, si possono collazionare e intendere i passi teologici (e non son pochi) della Divina Commedia. Tanto è che tutti, o presso che tutti questi passi, o sono la traduzione letterale di ciò che il Lombardo scrisse, o ne sono una manifesta parafrasi. E ben se n’era il Gelli avveduto, il quale appunto nei libri delle Sentenze trovò l’origine di alcune idee Dantesche; e più vi avrebbe trovato, se la morte non gli avesse tolto di maggiormente inoltrarsi nei gradi del Purgatorio, e nelle sfere del Paradiso.

Terminerò, come ho cominciato, nel nome di Dante e nel