modestia. Ora, come potremo noi conoscere, tra i volti umani che vi si ammirano con tanta squisitezza d’arte figurati, qual sia il Gelli? Varie stampe Torrentiniane di libri del nostro autore ne portano la immagine al rovescio del frontespizio; così l’hanno le tre stampe de’ Capricci del Bottaio del 1548, del 1549 e del 1551; quella della Circe del 1549; quella della Lezione Dantesca del 1548; quelle delle due lezioni Petrarchesche, entrambe del 1549, e quella della Commedia intitolata Lo errore del 1555. È però sempre la immagine stessa, finamente lavorata di tratteggio, e chiusa in una cornicetta quadrilunga, al di sopra della quale si legge in maiuscole: Il Gello, non mancando mai questa leggenda, se non nella Commedia. Bisognava dunque esaminare il quadro del Bronzino colla scorta della sopra detta immagine; e di siffatto confronto ebbe la cortesia d’incaricarsi lo stesso illustre Milanesi, del quale non saprei qual si potesse trovare giudice più capace e competente. La sentenza fu che quella immagine, e il volto di un de’ due vecchi che nella tavola del Bronzino stanno vicini alla spalla destra del Redentore, sono tra loro di perfetta rassomiglianza; onde tanto valeva il riprodurre le sembianze del Gelli da quella tavola, quanto il riprodurle dalla immagine che sta nella prima carta delle sopra dette edizioni. E si prese quest’ultimo partito per due ragioni. La prima, che l’immagine è di tal perfezione da non lasciare speranza che una copia, presa di nuovo e direttamente dal quadro, avesse a riuscir migliore. La seconda, che il tempo in cui si stampò il ritratto (ch’è il tempo medesimo che il Bronzino operava); il favore di cui godeva il Gelli presso il Duca Cosimo; il trovarsi anche il Bronzino per cose dell’arte sua alla Corte Medicea; l’essere quella del Torrentino stamperia Ducale; e sopra tutto la identità di effigie e di forma che si rav-