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xxvi | alla r. accademia |
e l’altro. Nella lezione 8 la definizione è concepita così: Baratteria est corrupta et asconsa voluntas cujuslibet praemio a justitia retentis, dove nell’altra invece di retentis, abbiamo recedentis. E io sto per il recedentis, tanto più che questo si accorda pienamente colla versione del Gelli; il quale appunto nell’altra lezione così traduce: la baratteria è una volontà corrotta e celata da qualche premio, onde si parte e si discosta dalla iustizia. Non di meno ho voluto nella lezione ottava lasciare il redentis; perchè anche da questo si poteva cavare un senso accettabile, e perchè tra l’uno e l’altro non si poteva con sicurezza decidere, se non avendo sott’occhio il codice da cui il Gelli trasse quella definizione. Il qual codice dev’essere affatto diverso da quelli che Lord Vernon e Vincenzo Nannucci adoperarono per la pubblicazione del commento di Pietro, fattasi da loro nel 1845 (Firenze, Tip. Piatti, in-8); poichè nella stampa fiorentina in vano cercai la definizione che in questi due luoghi il Gelli adduce.
Chi confronti le lezioni di queste due Letture ottava e nona avvertirà facilmente che non sono tutte di eguale finitezza; onde si arguisce che le prime già erano state rivedute dal loro autore e preparate per la stampa; e non così le altre. Giacchè dopo le prime undici lezioni dell’ottava Lettura si riscontrano alcune ripetizioni di cose già dette; come segnatamente accade nella lezione tredicesima di questa ottava Lettura, dove si torna sopra argomenti già trattati nella lezione duodecima; e come accade eziandio nella lezione quinta della Lettura nona, rispetto alla quarta lezione. Ma al poco che vi si ripete s’aggiunge il molto ch’è affatto nuovo; oltre di che anche quel poco vi è ripetuto bensì, ma con altra forma, e con isvolgimento diverso. Per il che a parer mio si fa chiaro che se il Gelli anche all’ultima