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168 LETTURA PRIMA

significa muoversi e naturalmente e volontariamente, conciosia cosa che lo andare nasca da un principio il quale è dentro a la cosa la quale va, onde si chiama moto naturale; e lo esser rapito procede da una forza la quale nasce da una potenza che è fuori della cosa rapita, onde si chiama moto violento. Per dichiarazione della qual cosa, e insieme della gran dottrina e della maravigliosa arte del Poeta, è da sapere, ch’ei si ritruovano alcuni moti, i quali se bene ei muovon le cose con movimenti i quali non son lor naturali, ma più tosto in tali cose moti violenti; e questo nasce perchè ei dànno con essi moti maggior perfezione a quelle cose ch’ei muovono, che non fanno i lor moti naturali; e ogni cosa ama e desidera per natura il bene. E di questo voi ne avete lo esempio del moto del primo mobile. Il quale se bene ei muove tutti a sette gli orbi de’ pianeti, ogni giorno, da levante a ponente, contro a ’l lor moto naturale il quale è da ponente a levante, ei non si dice però che tal moto sia loro violento. E questo è perchè egli dà lor maggiore perfezione; imperò che egli assomiglia al primo motore, il che non fa loro il lor moto naturale. Per la quale ragione non si chiama ancor violenta quella immortalità, che darà la beatitudine delle anime degli eletti dopo il giorno del giudizio a i loro corpi, se bene ella sia contro la loro natura, la quale è di essere mortali. E per questo, se bene Paulo fu rapito al cielo con un moto il quale non gli era naturale, perchè tal moto gli apportò maggior perfezione che il suo naturale (innalzandolo egli la cognizion di Dio, ove ei non poteva naturalmente mentre ch’egli era in vita pervenire, se non per mezzo di queste cose visibili imperfettamente, e per modo di specchiarsi in quelle), il Poeta non lo chiama violento, e non dice: fu rapito o tirato, ma andovvi; dimostrando con questa parola, che tal moto non fu contro a la volontà sua, facendolo egli degno di ascendere fino al terzo cielo; cioè secondo alcuni (i quali pongono il cielo stellato e cristallino) al cielo empireo, ove è la sedia di Dio e il luogo de’ beati; e secondo alcuni altri, sopra la terza e suprema ierarchia degli Angeli, dove ei vide l’essenza divina; chè così interpreta Agostino quelle pa-