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166 | LETTURA PRIMA |
e colui, il quale siede sopra il trono, gli confermerà abitando sopra di loro (che è il terzo). Per il che, confermandogli e approvandogli ancora ne’ suoi Canoni, la Chiesa cristiana gli chiama Santi; e delibera e ordina che i loro nomi sieno celebrati e onorati pubblicamente da gli uomini. Per tutte a tre queste cagioni chiama adunque ancora il Poeta nostro Roma il loco santo, essendo ella stata, come noi abbiamo detto, deputata da la divina provvidenza per il luogo, nel quale avesse a resedere la cattedra della sua Chiesa cattolica, consegrata nel sangue di Cristo suo unigenito figliuolo, confermata e approvata da quello di sì gran numero di martiri, e assicurata delle offese del mondo da le parole di esso Cristo il quale disse: quod portæ inferi non prævalebunt adversus eam, cioè che nè le potenze de’ tiranni del mondo, nè le false dottrine degli eretici (le menti de’ quali si posson meritatamente chiamar, per la ostinazion loro, porte infernali), non potranno mai farla mancare.
Per questa andata, onde gli dài tu vanto, |
Per la quale andata, séguita il Poeta, onde tu gli dài lode (chè così significa questa voce vanto, senza lo articolo, nella nostra lingua; perchè con lo articolo significa ella non solo lode, ma la prima lode, come dimostrò chiaramente il nostro M. Francesco Petrarca, quando disse della sua M. Laura:
Vedendosi fra tutte dare il vanto), |
esso Enea intese da Anchise suo padre cose, le quali furon cagione della vittoria ch’egli ottenne contro a Turno e Mesenzio, e conseguentemente della edificazione di Roma, dove aveva a far residenza il papale officio, inteso da lui con questa voce ammanto, il quale è uno ornamento pontificale, in quel modo che s’intende ancor vulgarmente il Cardinalato per il cappello, il quale è uno ornamento de’ Cardinali. Dopo le quali parole, dubitando il Poeta che Virgilio non avesse saputo da Beatrice, che Paulo Apostolo fu ancora egli, mentre ch’egli era in vita, rapito e tirato da la potenza divina nello altro