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ei dicono scorgersi negli altri animali, sono instinti e propietà di natura, e non prudenze. E ch’ei sia il vero, tutti quegli di una specie operano sempre in un modo medesimo; il che sarebbe impossibile, se eglino operassero eleggendo, come fa la prudenza, essendo bene spesso bene il fare una cosa in un tempo, che non è dipoi bene farla in uno altro. E’ adunque la prudenza virtù, e necessarissima a chi vuol rettamente vivere: e la ragione è perchè il viver rettamente non consiste tanto nel bene operare, quanto nell’operar bene per elezione; onde così come ei non si può chiamar verbigrazia nè giusto nè temperato chi fa una operazion giusta o temperata forzatamente e non conoscendo quel ch’ei si faccia, così non si può ancor dire ch’ei viva rettamente chi non lo fa per elezione, e non conoscendo quel ch’egli faccia. Per il che ricercandosi a operare rettamente, oltre a l’aversi preposto il fine buono, procacciarsi i debiti mezzi per conseguirlo, bisogna, oltre a le virtù morali le quali rendono perfetta la parte nostra appetitiva (l’obbietto delle quali è sotto ragione di fine il bene), porre ancor nella parte nostra intellettiva una virtù, la quale la indirizzi a trovare i mezzi convenienti e proporzionati a esso fine. E questa è la prudenza, la quale non è altro che una vera ragione e una retta misura delle cose agibili; le quali cose agibili, o vero morali, son diverse da le fattibili, o vero artificiali, in quanto il fare (del quale dice Aristotile nel nono della Metafisica) è una operazione, la quale trapassando nelle cose che si fanno, fa perfette solamente quelle, come si vede verbigrazia nella Architettura e nella Scultura;e lo agere è un’azione, la quale rimane nello agente e fa perfetto lui, come si vede nello intendere. Laonde il bene operare dello artefice consiste nella opera fatta di lui, e non in lui; per il che non si ricerca nella arte, che lo artefice operi più in un modo che in uno altro, ma solamente che l’opera stia bene ella. E il bene operare dello agente consiste per il contrario in esso agente, e nel modo suo dell’operare; per la qual cosa si attende più nella prudenza a esso operare, che a le operazioni. Imperò che ei non può dirsi con ragione d’una operazione fatta a caso, ancor ch’ella sia riuscita bene, ch’ella sia stata fatta prudentemente; per la