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però alcuno a prendere, se non quella che più gli piace e che gli pare più accomodata al testo. A l’esposizione del quale venendo, io dico che avendo il Poeta consumato il giorno da la mattina, quando ei vide apparire i raggi del sole, parte schermendo con le fiere, e parte ragionando con Virgilio, mosse appunto in su il farsi buio i passi dietro a lui per andar seco a lo Inferno. Dove notando alcuni espositori tal cosa, dicono Dante volere dimostrare, come ei si va ne’vizii per la via della oscurità o dell’ignoranza. La quale esposizione, salvo sempre l’onor di tutti, non mi piace e non mi contenta punto. Conciosia cosa ch’ei non si possa veramente dire, che Dante andasse per tal viaggio ne’vizii, ma nella vera cognizione di essi vizii; nella quale non si va per mezzo della oscurità e della ignoranza, ma della dottrina e del lume della fede. Per il che io direi, volendo dare a questo luogo altra esposizione che la litterale, ch’egli volesse dimostrare, che cominciò a pigliare il cammino per uscire della oscurità di quella confusione, quando gli mancò il lume del giorno temporale; cioè ch’ei conobbe non essere a bastanza, a fargli conoscere quel che fusse veramente male o bene, quella cognizione che gli avevan data le scienze umane; laonde egli s’inviò dietro a Virgilio e al lume divino. Per il che egli dice, tornando al testo: Lo giorno se ne andava e partivasi, cominciandosi non a fare oscura affatto l’aria (chè questo non può farsi subitamente, per lo splendore che gettano i raggi del sole sopra al nostro orizzonte per insino a tanto che il sole non è più che diciotto o venti gradi sotto quello, come si vede ancor la mattina a l’aurora), ma a farsi bruno, cioè alquanto oscuro; chè così significa questa voce, come dimostra il medesimo poeta in quella bellissima comparazione ch’egli fa nel venticinquesimo capitolo di questa medesima cantica, dicendo:

Come procede innanzi de lo1 ardore
Per lo papiro suso un color bruno,
Che non è nero ancora, e il bianco muore;

  1. Cr. dallo.