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142 LETTURA PRIMA

il verso), che fu fatta da Dante, volendolo scusare, per cagione della misura di esso verso, o veramente senza avvertirla, non essendo possibile che in una opera così grande non si dorma qualche volta, come fu scritto di Omero. La qual cosa considerando io, e avendo veduto di più appresso il nostro Giambullari un comento fatto da un contemporaneo di Dante, il quale dice avere udito dire più volte a Dante stesso, che non aveva messo, in tutta questa sua opera, parola alcuna contro a l’intenzione sua, o tirato da la rima, o forzato da la misura del verso, tengo ch’ei non facesse nè a caso nè per forza, ma pensatamente e con arte grandissima. Imperò che usando spessissime volte quegli, che hanno perturbato e alterato grandemente l’animo da qualche affetto e da qualche passione, favellare confusamente e rottamente, come si vede per grazia di esempio in chi è adirato, Dante per esprimere più efficacemente questo affetto del desiderio che assaltò l’animo di Virgilio, e la passione ch’egli ebbe di non essere ancora egli del numero degli eletti, quando egli ebbe a trattare del lor felicissimo stato, lo fa favellare così confuso e fuor dell’uso comune. Dopo a la quale affettuosissima esclamazione, facendo Virgilio come fanno molte volte coloro che si ricordano di qualche cosa la quale preme e duole grandemente loro, che gettano un sospiro e dipoi subitamente si racchetano, si racchetò e pose ancora egli similmente fine a le parole sue. Da le quali acceso Dante (che non desiderava cosa alcuna più che di uscire di quella selva) di nuovo desiderio di esser certificato con la cognizion sensitiva, la qual supera, umanamente favellando, di certezza tutte le altre, prega Virgilio che lo meni pe’ luoghi ch’egli ha detto, dicendo:

Ed io a lui: poeta, io ti richieggio
     Per quello Dio,1 che tu non conoscesti,
     Acciò che io fugga questo male e peggio,
Che tu mi meni là dove or dicesti;

facendo come fanno molte volte quegli, i quali desideron grandemente una cosa, che non potendo per la voglia ch’ei ne

  1. Cr. Iddio.