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LEZIONE OTTAVA 131

detto; ch’elle patiscono da ’l fuoco solamente in comprenderlo e in vederlo; ma non già in quanto egli è visibile, chè in questo modo darebbe egli loro perfezione; ma in questo egli è ministro della divina iustizia, e punitivo delle loro colpe, nel qual modo ei genera dentro di loro continovamente timore e pena grandissima. La qual cosa, perchè essendo così verrebbe questo lor tormento e questa lor passione a essere solamente immaginaria e per accidente, e non in fatto e reale, non è tenuta comunemente per vera. Per il che hanno dipoi detto alcuni altri, che così come gli strumenti adoperati da uno agente non operano solamente in virtù propia, ma ancora in virtù di esso agente (come si vede verbigrazia de lo scarpello, il quale non opera solo in virtù della natura sua propia, levando i pezzi del marmo, ma egli opera ancora in virtù dello scultore che lo adopera, facendone una figura o un’altra cosa simile, secondo l’intenzion dello scultore), così ancora questo fuoco, non operando solamente in virtù della natura sua stessa, ma ancora in quella di Dio che lo usa per sitrumento a punire i peccati, il quale Dio è sustanza spiritualissima, può ancora egli operare spiritualmente in esse anime, tormentandole e cruciandole. Ma perchè questa ragione non conclude ancora ella realmente, ei si tiene per i più quest’altra, che a voler che questo fuoco (essendo egli, come egli è, vero, e non metaforico e immaginato) operi in esse anime, bisogna dargli qualche azione, la quale gli sia comune con quelle. E perchè i corpi non hanno azione alcuna negli spiriti, se non in quanto essi spiriti sono uniti con loro, o come forme in materia, come son l’anime ne’ nostri corpi, o come motori a le cose mobili, come le intelligenze a’ corpi celesti, o come le cose locate a’ luoghi; nè potendo l’anime essere unite a esso fuoco come forme in materia, ch’è il primo modo onde elle possin patire, come fanno le nostre da’ corpi; resta ch’elle patischino solamente in quegli altri due, ioè come da movente la cosa mobile, e coma locata da il luogo, essendo applicate a esso fuoco, e ritenute da lui, ch’elle non possino conseguire il fine loro, nè operare altrove che quivi. Onde non potendo mai volgere l’intenzione e il pensiero ad altro, che al vedersi esser così