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LEZIONE OTTAVA
Aveva già Virgilio dimostro al nostro Poeta, quanto fosse pericoloso il luogo nel quale ei si ritrovava, e mal sicuro il cammino ch’egli aveva preso, quando concludendo il suo ragionamento, e consigliandolo ch’ei lo seguitasse, gli disse finalmente così:
Onde io per lo tuo me’ penso e discerno, |
e tutto quello che segue insino a dove ei dice:
O felice colui cui ivi elegge! |
Con le quali parole egl’incomincia, secondo che gli aveva commesso Beatrice (non si potendo, come affermono i savi naturali, introdurre forma alcuna in materia, se quella non è atta a riceverla), a disporre e rendere atto Dante a ricever quella fede viva, ch’ella voleva, poi ch’egli aveva conosciuti i vizii e purgatosene, recargli in persona da ’l cielo; mediante la quale ella potesse dipoi guidarselo fra gli spiriti beati a contemplar la divina essenza. E perchè tal disposizione non poteva introducersi in lui, se non facendolo conoscer sè stesso, qual fusse il suo vero fine, e il cammino che gli bisognava tenere e arrivare a quello, egli gli fa questo ragionamento e questo discorso. Per notizia del quale è da sapere, che tutti
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- ↑ Cr. segui.